Il Dr. Fabio Mora: carpigiano in prima linea per l’assistenza ai terremotati

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Da sinistra: Erika Moretti, Gabriele Marangon, Claduio Micheletti, Giorgio Pasetto e Fabio Mora.

Il dottor Fabio Mora ha avvertito in prima persona gli ultimi due terremoti che hanno scosso violentemente la nostra penisola. Il primo, quello del 2012, ha toccato la sua città, Carpi in provincia di Modena, nella pianura emiliana. Il secondo è stato quello recente nell’agosto 2016, che ha sentito durante le vacanze nel suo letto di hotel a Roma e che ha colpito il centro Italia, con epicentri nelle province di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia.

In quest’ultimo caso, memore del 2012, ha immediatamente compreso la gravità della situazione e si è immaginato che a breve gli sarebbe arrivata una chiamata dalla Protezione Civile, poiché Il dottor Mora è il coordinatore della centrale operativa del 118 Emilia Est. La mattina del 24 agosto è arrivata la chiamata e la colonna mobile regionale di protezione civile è partita nel pomeriggio per raggiungere la località di Montegallo (AP).

La squadra di Fabio Mora è stata presente dal 27 al 31 agosto, ed era composta da: Erika Moretti, infermiera del ps/118 di Ferrara, Gabriele Marangon del ps/118 H di Delta Lagosanto (FE), Giorgio Pasetto medico del ps/118 di Mirandola (MO) e Claudio Micheletti autista soccorritore del 118 di Bologna. La colonna mobile (che può avere le funzioni logistiche, di cucina, di approvvigionamenti, tecnica, di personale sanitario, oppure con parti di essa) nelle situazioni di emergenza deve garantire un’autonomia operativa di 72 ore. La regione Emilia Romagna aveva gestito 3 campi nelle frazioni marchigiane di Uscerno e Balzo, per accogliere 196 persone.

colonna-mobile-protezione-civile-emilia-romagna-montegalloEcco le parole del dottor Mora:<<Dopo i terremoti in Emilia ed Abruzzo, che ho vissuto in prima linea, ho rilevato un salto di qualità: il modello di intervento della colonna mobile di Protezione Civile dell’Emilia Romagna si è ulteriormente consolidato ed è estremamente efficace, con funzionari ben preparati. In 4 ore eravamo pronti a partire con la colonna mobile dalla, cucina al personale sanitario. Ci sentiamo dire che “Dove va la regione Emilia Romagna fa la differenza“>>.

Nel Comune di Montegallo tutte le abitazioni sono state dichiarate inagibili. Da fuori sembrano non aver subito danni, all’interno invece sono state devastate dal sisma. stiamo parlando di un paese a 870 metri d’altezza con 540 abitanti residenti, situato nel parco nazionale dei Monti Sibillini dove in inverno le temperature scenderanno notevolmente. Anche adesso, che stiamo entrando nell’autunno, nelle zone terremotate le prime piogge portano freddo.

colonna-mobile-protezione-civile-emilia-romagna-montegallo-monti-sibilliniQual’è il vostro compito nella colonna mobile? <<Nella fattispecie ci siamo trovati a gestire un’attività che non è strettamente legata al 118. Il nostro compito è stato quello di raccordare tutte le varie funzioni al fine di ricreare nuovamente una rete assistenziale che il terremoto ha completamente sfaldato. Si tratta di un’emergenza socio-sanitaria, perché c’è da ricostruire la rete dei servizi. Per questo abbiamo attivato collaborazioni con i medici di base che accolgono i pazienti nella tenda che funge da ambulatorio, con gli assistenti sociali, il distretto sanitario e anche gli psicologi d’emergenza. Favorendo la sinergia fra le diverse componenti è possibile stratificare i bisogni e dare delle priorità con l’obiettivo di garantire una scelta trasparente in merito alle collocazioni delle persone>>.

Che tipo di interventi vanno attuati in queste situazioni di emergenza? <<Bisogna provvedere allo stoccaggio degli alimenti, allo smaltimento dei rifiuti, anche di quelli speciali che vengono prodotti dalla nostra attività. Va predisposto un percorso per le salme e ridotto il rischio di diffusione delle malattie esantematiche. Il controllo dei NAS, avvenuto domenica 28/08, non ha rilevato criticità nel nostro campo. Abbiamo lavorato sodo, non meno di 18 ore al giorno per almeno 5 giorni, perché in queste situazioni non esistono turnazioni e si va avanti ad oltranza>>.

img_2423Come ha reagito la popolazione del centro Italia colpita dal sisma? <<Hanno una buona abitudine alla resilienza, sono disponibili e si fanno coinvolgere. Non hanno quella predisposizione all’assistenzialismo che paralizza l’intraprendenza, le persone escono dal campo alla mattina per andare a lavorare nell’orto e portarci frutta e ortaggi che poi vengono consegnati alla cucina>>.

Il terremoto del 2012 che ha segnato la tua terra, non può non averti lasciato qualcosa dentro. Cosa emozioni hai provato a Montegallo? <<Non paura. Ma vedere queste persone mi ha fatto salire il magone, perché so cosa stanno vivendo, so cosa vuol dire non poter tornare a casa, vedere il proprio centro storico transennato e il proprio ospedale a pezzi.  Vivere nelle tende con altre persone, dormire tutti insieme, utilizzare lo stesso bagno, è dura. È come sentire compromessa la propria dignità. E quello che noi tentiamo di fare è ridare tale dignità alla vita quotidiana di queste persone e autonomia alla comunità>>.

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